Polisonnografia: Cos’è?

Non riuscire a riposare bene significa non riuscire a vivere bene. Molto spesso i disturbi del sonno vengono sottovalutati, ma la loro presenza si ripercuote pesantemente anche sulla vita diurna riducendone significativamente la qualità. Non è corretto ritenere che il “dormire male” sia uno stato transitorio, destinato a risolversi con il tempo, il suo perdurare infatti può nascondere una vera e propria patologia. Capire di quale disturbo si soffre durante la notte è possibile attraverso un semplice esame diagnostico: la polisonnografia.

Si tratta di un test da effettuare durante il sonno. È mentre riposa, in un ambiente adeguatamente preparato, che il paziente viene monitorato da un team specialistico. Lo scopo del personale medico è quello di raccogliere, attraverso strumenti idonei, alcuni dati fisiologici come ad esempio il battito del cuore, il livello di ossigeno nel sangue, la frequenza respiratoria e l’attività notturna del cervello.

polisonnografia

Non riuscire a riposare bene significa non riuscire a vivere bene. Molto spesso i disturbi del sonno vengono sottovalutati, ma la loro presenza si ripercuote pesantemente anche sulla vita diurna riducendone significativamente la qualità. Non è corretto ritenere che il “dormire male” sia uno stato transitorio, destinato a risolversi con il tempo, il suo perdurare infatti può nascondere una vera e propria patologia.

Capire di quale disturbo si soffre durante la notte è possibile attraverso un semplice esame diagnostico: la polisonnografia.

Si tratta di un test da effettuare durante il sonno. È mentre riposa, in un ambiente adeguatamente preparato, che il paziente viene monitorato da un team specialistico. Lo scopo del personale medico è quello di raccogliere, attraverso strumenti idonei, alcuni dati fisiologici come ad esempio il battito del cuore, il livello di ossigeno nel sangue, la frequenza respiratoria e l’attività notturna del cervello.

L’analisi dei parametri raccolti porterà così ad una diagnosi e il paziente finalmente scoprirà che cosa disturba il suo sonno.

La polisonnografia non è un esame invasivo, non richiede alcuna preparazione specifica e non presenta rischi, ma perché sia efficace è necessario che si svolga in un ambiente adeguato e venga effettuato da personale specializzato  nella cura delle malattie del sonno.

Perché questo esame diagnostico deve avvenire mentre il paziente dorme?

Non è possibile effettuare la polisonnografia se a mancare è il protagonista del disturbo ovvero il sonno. Questo perché i meccanismi che regolano la nostra vita diurna durante il sonno subiscono alcuni fondamentali cambiamenti, infatti è durante questa fase che subiamo una transitoria perdita di coscienza.

Il sonno e le sue fasi

Se chiudere gli occhi e addormentarsi significa per noi metterci in pausa per il nostro corpo la questione è ben diversa. Mentre riposiamo si verifica l’alternanza di due fasi, della durata di circa novanta minuti ciascuna, chiamate fase REM e fase NON-REM.

La parola REM è in realtà l’abbreviazione delle parole inglesi Rapid Eyes Movement ovvero movimento rapido degli occhi, un fenomeno facilmente osservabile nelle persone profondamente addormentate e per questo caratterizzante del sonno profondo. In questa fase parametri vitali come battito cardiaco e frequenza respiratoria diventano più intensi e compaiono i sogni. Non solo, durante il sonno paradosso (altro modo in cui viene definita questa fase profonda di sonno) il nostro corpo rilascia alcuni ormoni il cui compito primario è quello di rilassare i muscoli portandoli ad uno stato simile alla paralisi. La fase REM dura all’incirca un’ora e mezza e compare per quattro/cinque volte durante il periodo di riposo.

La fase REM avviene in alternanza all’altra fondamentale fase quella definita NON-REM e così chiamata perché in sua presenza non si registrano i rapidi movimenti oculari caratterizzanti il sonno profondo. Questa fase, fra gli specialisti detta sonno ortodosso, si compone di quattro livelli attraverso i quali il nostro dormire raggiunge la sua massima profondità. Si inizia con l’addormentamento, si passa al sonno lieve per poi scivolare in quello profondo e infine transitare nel quarto e ultimo stadio quello in cui l’organismo mette in atto la sua rigenerazione. Ogni ciclo di sonno è caratterizzato da una minor durata della fase NON-REM che si accorcia per lasciare maggior spazio a quella REM.

Perché il sonno esplichi la sua funzione ristoratrice è indispensabile che queste due fasi si alternino. La mancanza di questo avvicendamento da luogo ai disturbi del sonno.

I vari disturbi

La polisonnografia è il test diagnostico a cui è corretto ricorrere in presenza di molti disturbi legati alla sfera del sonno ecco quali:

Polisonnografia per insonnia:

Un sonno che fatica ad arrivare o che viene interrotto e sembra poi sparire. In alcuni individui si tratta di uno stato cronico che inibisce la capacità di dormire anche se fisiologicamente l’individuo ne avverte la necessità.

Polisonnografia per sindrome delle apnee notturne

L’ apnea notturna (nota come SAHS abbreviazione inglese sleep apnea-hypopnea syndrome, e chiamata anche sindrome da apnea ostruttiva notturna) si verifica in presenza di frequenti stati di alterazione del respiro durante il sonno. È affetto da questo disturbo l’individuo che mentre dorme trattiene il respiro per diversi secondi o riduce il numero dei propri respiri. È un disturbo che può colpire anche i bambini. Oltre a determinare sonnolenza durante le ore diurne tale disturbo influisce anche sul livello di ossigenazione del sangue.

Polisonnografia narcolessia: 

Si tratta di una patologia che interessa il sistema nervoso centrale e che comporta attacchi di sonno incontrollabili da parte di chi ne è affetto. Tale stato interferisce con il normale svolgimento di una qualsiasi attività poiché può presentarsi in molteplici momenti della giornata.

Polisonnografia per disturbi del comportamento notturno:

Tali disturbi possono presentarsi sia durante la fase REM che in quella NON-REM e consistono nel movimento involontario degli arti, nella comparsa di dialogo durante il sonno e di un diffuso stato di agitazione. Anche sonnambulismo o episodi di risveglio in stato confusionale rientrano in questa categoria di disturbi.

Polisonnografia per disturbi del movimento

a muoversi involontariamente durante il riposo sono le gambe e in alcuni casi, più rari, anche braccia e mani. Di questo gruppo fa parte la sindrome delle gambe senza riposo o RLS. Durante la notte chi ne è affetto riferisce avverte un continuo formicolio o brivido agli arti che lo costringe, nella ricerca di sollievo, a muoversi continuamente nel letto. Ad esserne colpite sono nella maggior parte dei casi le donne fra i 35 e i 50 anni.

Polisonnografia: quando si fa

Registrare i dati che arrivano dal corpo umano mentre dorme e interpretarli. Per raccogliere gli elementi necessari e giungere così ad una diagnosi l’equipe medica utilizza il polisonnigrafo ovvero un’attrezzatura composta da alcuni sensori e un macchinario computerizzato. I sensori da un lato saranno applicati al corpo del paziente e dall’altro al computer che elaborerà i parametri raccolti. Attività del cervello, saturazione, attività cardiaca e respiratoria nonché movimenti di occhi, gambe e braccia sono i dati necessari al medico specializzato in disturbi del sonno per pervenire ad una diagnosi e quindi alla relativa terapia.

Polisonnografia: La diagnosi

Il materiale raccolto durante la polisonnografia è abbondante e la sua interpretazione risulta complessa. Per questo il personale tecnico e poi quello medico che hanno eseguito il test si riservano alcuni giorni prima di comunicare gli esiti al paziente e discutere insieme la possibile terapia.

Ognuno dei parametri fisiologici raccolti è indicativo della possibile presenza di un disturbo del sonno. Attività del cervello e movimenti oculari forniscono indicazione circa la presenza di narcolessia e disturbi nella fase del sonno REM. Alterazioni nei movimenti cardiaci suggeriscono il verificarsi di apnee notturne, così come suggerito anche da una differente saturazione del sangue. Infine continui movimenti degli arti potrebbero essere segno di Sindrome delle gambe senza riposo, ma anche di disturbo del comportamento durante le fasi REM o NON-REM del sonno.

Polisonnografia: come funziona

Non essendo un test diagnostico invasivo la polisonnografia non ha effetti collaterali e non comporta alcun dolore per il paziente, il quale tuttavia, per il buon esito dell’esame, dovrà attenersi ad alcune semplici ma fondamentali regole. Dalle ore pomeridiane non dovrà consumare cibi e bevande contenenti caffeina/teina e dovrà evitare di ricorrere all’uso di alcoolici. Questi alimenti infatti possono incidere sul sonno e quindi alterare il risultato dell’esame diagnostico.

Per il buon esito del test è necessaria anche un’altra cosa: che venga effettuato di notte. Questo aspetto potrebbe in qualche modo preoccupare chi, già affetto da disturbi del sonno, percepisce il dormire fuori come fonte di ansia. Sarà compito dello staff medico mettere a proprio agio il paziente che troverà sollievo nel comfort della stanza e negli oggetti di uso quotidiano che avrà portato con sé. Inoltre l’ingresso nella struttura avverrà qualche ora prima dell’inizio del test in modo da agevolare l’adattamento al nuovo ambiente.

La stanza in cui si effettua la polisonnografia è un luogo creato per seguire costantemente l’attività notturna, per questo al suo interno oltre ad un letto e al polisonnigrafo, sono presenti un sistema di videosorveglianza e un sistema audio.  Superate le prime fasi di ambientazione si inizia con la prima fase della polisonnografia ovvero il collegamento ai sensori. Anche su questo aspetto le preoccupazioni del paziente troveranno risposta: i sensori non provocano dolore e il collegamento ai fili non impedirà di muoversi durante la notte. I cavi elettrici infatti hanno una lunghezza adeguata per non ostacolare alcun movimento sia esso volontario o involontario.

Dove si applicano i sensori della polisonnografia?

Abbiamo precedentemente visto quali siano i parametri fisiologici necessari per effettuare il test, ma ora nello specifico vediamo dove vanno applicati i sensori per raccogliere questi dati:

  • Sensori applicati sul cuoio capelluto e sulle tempie: monitorano l’attività cerebrale
  • Sensore applicato sul torace: raccoglie i dati relativi all’attività cardiaca
  • Sensori applicati su braccia e gambe: raccolgono i dati relativi al movimento degli arti
  • Saturimetro: questo dispositivo è come una clip che viene applicata generalmente al dito indice della mano e serve per monitorare il livello di ossigeno nel sangue.

Non è necessario che il paziente dorma l’intera notte, perché il test sia valido sarà sufficiente infatti il monitoraggio anche di qualche ora di sonno.  Una volta terminata la raccolta dei dati il paziente verrà scollegato dal polisonnigrafo e potrà fare comodamente ritorno a casa.

Polisonnografia: La diagnosi

Il materiale raccolto durante la polisonnografia è abbondante e la sua interpretazione risulta complessa. Per questo il personale tecnico e poi quello medico che hanno eseguito il test si riservano alcuni giorni prima di comunicare gli esiti al paziente e discutere insieme la possibile terapia.

Ognuno dei parametri fisiologici raccolti è indicativo della possibile presenza di un disturbo del sonno. Attività del cervello e movimenti oculari forniscono indicazione circa la presenza di narcolessia e disturbi nella fase del sonno REM. Alterazioni nei movimenti cardiaci suggeriscono il verificarsi di apnee notturne, così come suggerito anche da una differente saturazione del sangue. Infine continui movimenti degli arti potrebbero essere segno di Sindrome delle gambe senza riposo, ma anche di disturbo del comportamento durante le fasi REM o NON-REM del sonno.