Apnea notturna e pressione alta

Nel nostro Paese oltre 2 milioni di persone, ovvero il 4% della popolazione maschile fra i 30 e i 60 anni e il 2% di quella femminile hanno il problema delle apnee notturne. Se il riferimento sono i pazienti con più di 60 anni la percentuale sale assestandosi all’11%. L’ apnea notturna – più comune nel sesso maschile – si ripercuote sulla vita quotidiana con una serie di conseguenze per la salute.

Andare in apnea durante la notte è un disturbo diffuso. Si tratta dell’involontaria interruzione della respirazione per alcuni istanti durante le ore di sonno. La respirazione può bloccarsi per un tempo che passa da una manciata di secondi ad alcuni minuti e solitamente si possono verificare anche più di una trentina di blocchi in un’ora. Dopo questi black-out la situazione ritorna alla normalità e la respirazione riprende solitamente accompagnata da un sonoro russare.

A causa delle apnee il sonno risulta disturbato perché viene interrotto nella sua parte più profonda e rigeneratrice e per questo la qualità del riposo risulta compromessa. Nonostante la diffusione, la sua diagnosi è molto difficile, spesso infatti chi ne soffre non ne è consapevole e generalmente ne viene a conoscenza attraverso la testimonianza del partner.

Apnea notturna causa pressione alta

Il 60% dei soggetti che hanno apnee di tipo ostruttivo durante la notte soffrono di pressione alta. Il trattenere il respiro infatti comporta un’anomala diminuzione dell’ossigeno nel sangue che scatena una produzione di ormoni con il compito di alzare la pressione sanguigna fino a provocare ipertensione grave e addirittura edema polmonare.

È stato inoltre accertato che la metà dei casi di grave sindrome delle apnee notturne presentava un ingrandimento del ventricolo sinistro del cuore, difformità presente anche nel 30% dei pazienti con una sindrome di media gravità. Anche il ventricolo destro viene coinvolto nel processo appena descritto. È infatti stato osservato il suo ingrandimento causato dal restringimento delle arteriole polmonari e ad un incremento di sangue durante l’apnea.

L’ispessimento degli alveoli polmonari e la conseguente difficoltà di circolazione dell’ossigeno e l’aumento della massa muscolare del ventricolo sinistro possono portare ad un’alterazione della diastole: una possibilità questa riscontrata nel 40% dei pazienti con Sindrome delle apnee ostruttive in cui emerge un rilasciamento ventricolare alterato. Negli istanti in cui il respiro viene trattenuto si innesca anche un altro meccanismo compensatorio: la pressione intratoracica diminuisce, il sangue nel ventricolo destro aumenta e la parete mediale del cuore si sposta nel ventricolo sinistro impedendone il completo riempimento.