Sindrome delle apnee ostruttive del sonno

Il sonno è un evento ciclico in cui si assiste alla perdita di volontà e ad una parziale (a volte anche completa) perdita di coscienza. Si tratta di un evento assolutamente naturale in biologia che si ripete seguendo dei cicli e che ha la funzione di rispristinare e portare alla massima efficienza il corpo e la psiche dell’essere vivente.

Durante il riposo tutto il corpo cade in una sorta di profondo rilassamento che determina la diminuzione delle funzioni organiche così il respiro di fa più lieve, la circolazione sanguigna diminuisce e rallenta anche il metabolismo.

Tuttavia questo meccanismo perfetto di rigenerazione psico-fisica può subire un malfunzionamento a causa di patologie associate, in questo caso si parla di disturbi del sonno. Fra i più frequenti vi sono la perdita del sonno, definita insonnia, di cui soffre un terzo della popolazione, stato questo che colpisce la metà dei pazienti con malattie cardiovascolari, diabete e pressione alta. Il 5% della popolazione soffre invece di una sindrome definita apnea notturna di tipo ostruttivo o OSAS (acronimo dell’inglese Obstructive Sleep Apnea Syndrome).

Chi è affetto da OSAS soffre di un malfunzionamento della respirazione durante il sonno. SI tratta del più frequente dei disturbi che affliggono il riposo e si annovera anche fra i più fastidiosi poiché la sua presenza ha delle pesanti ripercussioni sulla salute e sulla vita diurna di chi ne è colpito.

La sindrome consiste nel cedimento delle vie aeree superiori e nella periodica chiusura di parte della laringofaringe. A rilassarsi è l’apparato muscolare della laringe, formato da 20 muscoli diversi, e incaricato solitamente di tenere libere le vie aeree per far circolare liberamente l’aria. L’ostacolo che si crea dunque blocca l’ispirazione, o la riduce massicciamente, innescando così una serie di sforzi inspiratori al fine di ripristinare la corretta circolazione dell’aria. Nella quasi totalità dei pazienti questo disturbo si associa a russamento e ad una marcata sonnolenza nel quotidiano.

Quando il respiro notturno diminuisce siamo di fronte ad un episodio di ipoapnea: ciò significa che l’aria introdotta subisce un decremento superiore al 50% rispetto alla normalità. Ad essa si possono associare una inadeguata ossigenazione del sangue e uno sforzo a livello di addome e tronco per riportare alla normalità il respiro. Questo meccanismo porta al temporaneo sblocco dell’afflosciamento della laringe e continui micro risvegli.  Questo super lavoro notturno è rilevabile durante un elettroencefalogramma.

Quando il respiro notturno subisce un vero e proprio arresto (addome e torace continuano però a muoversi) siamo di fronte ad un episodio di apnea ostruttiva.

Perché si verifichino episodi di ipoapnea o apnea il flusso aereo deve subire un’interruzione della durata di almeno 10 secondi. L’indice di Apnea-Ipoapnea (sigla AHI) conta il numero di episodi di questo tipo che si verificano durante un’ora di sonno. Il superamento di cinque episodi per ora è da considerarsi anormale.

Altre forme di apnea:

Oltre a quella ostruttiva esistono altre due tipologie di apnee del sonno quella Centrale e quella Mista. Si ha una sindrome dell’apnea centrale del sonno quando a provocare l’arresto della respirazione è il sistema nervoso centrale. Pur essendo libere le vie aeree superiori, ciò che viene a mancare è lo stimolo cerebrale affinché avvenga l’inspirazione. A provocarla sono malattie cerebro-vascolari e malfunzionamento cardiaco. Anche in questo caso il sonno del paziente è condizionato da microrisvegli.

L’apnea mista è la terza forma di apnea riconosciuta. Essa, come si intuisce dal nome, riunisce le sindromi cerebrale e ostruttiva e si manifesta quando al mancato stimolo cerebrale si unisce l’atonia delle vie aeree superiori e subentra lo sforzo respiratorio. Tale apnea viene considerata di tipo ostruttivo.

Sindrome delle apnee ostruttive del sonno: Alta diffusione

La fascia di età più colpita dalla sindrome è quella rappresentata dagli over sessanta. L’11% della popolazione di questa categoria vede il proprio sonno disturbato da episodi di apnea di tipo ostruttivo. Tuttavia significative percentuali si trovano anche nella fascia di età che va dai 30 ai 60 anni dove ad essere coinvolti sono il 4% degli uomini e il 2% delle donne. Più diffuse nel sesso maschile le apnee occlusive rovinerebbero il sonno di circa due milioni di italiani. Ad essere maggiormente a rischio sono le persone in forte sovrappeso, quelli con una diagnosi di ipertensione, i grandi russatori e coloro i quali presentano difformità fisiche a livello di naso e/o gola (ad esempio deviazione del setto nasale e ipertrofia adenotonsillare). Sembra inoltre esservi una possibile causa ereditaria poiché si è riscontrata la presenza della sindrome in soggetti legati da vincolo di parentela diretta.

Vi sono poi altri aspetti, seppur meno frequenti, associati all’insorgere della OSAS quali: utilizzo di farmaci (ad esempio sedativi), consumo di alcool, fumo e patologie quali disfunzione della tiroide e acromegalia nonché un collo eccessivamente corto.

Recenti studi hanno messo in relazione la sindrome al verificarsi di casi di ictus e morte improvvisa questo perché le persone affette dalla sindrome occlusiva del sonno vedono aumentare il rischio di patologie cardiovascolari.

Diagnosi della sindrome delle apnee ostruttive del sonno

Diagnosticare la Sindrome delle apnee ostruttive del sonno è tutt’altro che semplice. Infatti si ritiene che la sua presenza non venga riconosciuta nel 93% delle donne e nell’82% degli uomini affetti in maniera moderata e grave. Per giungere ad una corretta diagnosi è fondamentale indagare i vari aspetti che si combinano nell’OSAS quali i disturbi respiratori, la qualità del riposo, la funzionalità del paziente al risveglio e durante il corso della giornata e non ultimo anche tenendo in considerazione i fattori di rischio.

Pur essendo il sintomo più largamente riscontrato la sonnolenza nei periodi di veglia è anche quello più sottostimato, perché chi ne è vittima lo scambia per stanchezza generale. Molte persone inoltre rimangono all’oscuro della sindrome finché non è il partner a raccontargli del forte russamento notturno. Anche in questo caso però il copioso rumore non funge da campanello d’allarme. Con percentuali di diffusione che arrivano al 45% degli uomini e al 28% delle donne esso viene preso in considerazione solo se associato a pause della respirazione e a una diffusa sensazione di asfissia.

Altri sintomi che caratterizzano la Sindrome della Apnee ostruttive del sonno sono: gola secca al risveglio, frequenti mal di testa, ripetuti colpi di sonno anche durante attività impegnative quali la guida, sbalzi di umore, perdita della concentrazione e della memoria, incontinenza urinaria ed elevata attività durante il giorno. Nei bambini e nei ragazzi è possibile riscontrare anche ritardi della crescita.

Vi sono alcuni elementi fisiologici che costituiscono un campanello d’allarme e ai quali è giusto riservare la corretta attenzione. Fra di essi vi sono un indice di massa corporea superiore a 29 (sovrappeso), una circonferenza del collo che supera i 43 centimetri per l’uomo e i 41 nelle donne, deviazione del setto nasale, aumento del volume delle tonsille e altre difformità che incidono sulla conformazione delle vie aeree.

Test diagnostico: la polisonnografia

Il miglior strumento per la diagnosi della OSAS è rappresentato dalla polisonnografia. Si tratta di un test diagnostico non invasivo effettuato per mezzo di un apparecchio chiamato polisonnigrafo. Questa strumentazione è in grado non solo di chiarire che di tipo di apnea si soffra (ostruttiva, centrale, mista) ma di individuare con chiarezza gli episodi di apnea e di ipopnea, di rilevare gli sbalzi di ossigeno nel sangue, di cogliere le modificazioni del ritmo cardiaco e di inserire tali modificazioni all’interno della fase REM o NON REM del sonno. Per essere considerato completo il test si avvale anche dei dati provenienti dall’ elettroencefalogramma e dai movimenti di occhi e arti. Altri parametri fondamentali ai fini diagnostici sono il controllo dei movimenti respiratori, toracici e addominali e infine il conteggio delle pulsazioni nonché l’osservazione del russamento.

Livelli di gravità della Sindrome delle apnee ostruttive del sonno

Grado lieve: dal test diagnostico emerge un indice di apnea-ipopnea compreso fra 5 e 14 e un’ossigenazione del sangue non inferiore all’86%. Durante le ore di veglia la sonnolenza è di grado contenuto e non rappresenta un elemento costante e limitativo della vita diurna.

Grado medio o moderato: L’indice di apnea-ipopnea sale assestandosi fra il 15 e 30 e la saturazione è compresa fra l’80% e l’85%. La sonnolenza diviene un tratto caratteristico della quotidianità in grado di alterare i rapporti sociali e professionali dell’individuo. Essa infatti si presenta durante lo svolgimento di attività in cui è richiesto un modesto grado di attenzione.

Grado severo o grave: l’indicatore di apnea-ipopnea risulta superiore a 30 e l’ossigenazione del sangue è inferiore al 79%. La sonnolenza diviene marcata e affligge il soggetto anche nel corso di attività semplici che non richiedono un elevato livello di attenzione o di concentrazione. Tale sintomatologia incide in maniera seria sulla vita sociale e lavorativa della persona.

Norme comportamentali

Correggere alcuni comportamenti poco sani rappresenta una valida terapia per il contrasto alle Sindromi ostruttive del sonno.

Dieta: ad essere contrastato principalmente deve essere l’aumento di peso. È stato clinicamente accertato che ridurre il proprio peso corporeo del 10% apporta significativi miglioramenti all’indice di apnea-ipopnea.

Postura: dormire lateralmente influenza l’insorgenza della patologia. Un miglioramento è stato riportato da coloro i quali hanno preferito tale posizione al decubito supino.

Abitudini: creare una routine aiuta. Ripetere i medesimi gesti prima di andare a coricarsi, mantenere quanto più possibile costanti gli orari (mettersi a letto e svegliarsi sempre alla stessa ora), così come evitare fumo e alcolici nonché sedativi sono tutti comportamenti corretti in grado di aiutare la qualità del sonno.

Chirurgia laser

Vi sono alcuni casi in cui è necessario ricorrere al trattamento chirurgico. Questo tipo di intervento è infatti indicato in presenza di difformità a carico del naso e della gola. La correzione di un setto nasale deviato è un esempio di intervento efficace per la risoluzione della Sindrome da apnee ostruttive, così come la rimozione chirurgica delle tonsille si dimostra assolutamente necessaria in caso di OSAS nei bambini.